A qualche mese di distanza dalla pubblicazione del loro secondo singolo “Anime”; il duo composto da Laura Ubaldi e Stefania Ferrante torna a scaldare i cuori di tutti con un canzone che si fa preghiera nuda: il tempio del Nuovo Pop si riempie dell’eco e delle valvole giuste di “Portavoce”, per restituire fiato e argomenti ad una scena sempre più a corto delle giuste parole. “Portavoce”, il terzo singolo di URANIA per Ninety Studio, urla sottovoce su tutte le piattaforme d’ascolto digitale dal 3.6.2022.
Bentrovate, care Urania! Partiamo dalle presentazioni, perché è la prima volta che passate da queste parti. Allora, come nasce il duo Urania?
Laura: Ciao! Il duo Urania nasce per un incontro casuale su Instagram durante il lockdown che ci ha permesso di collaborare insieme ad una cover a distanza che poi ha lasciato spazio ad un inedito quando nella chat vedo che Stefania mi manda una base autoprodotta su cui poi è nata “Orbita Lunare”. Ecco, da qui decidiamo il nome ispirandoci un po’ al cielo e all’unione delle ultime lettere dei nostri nomi (laURA e stefaNIA) e così inizia un nuovo viaggio musicale fatto di arpeggi di chitarra e parole in rima.
Siete partite, l’anno scorso, con un singolo che in qualche modo faceva capire il legame che avete con il cielo, ma soprattutto con l’amore: “Orbita Lunare”, poi, è stato seguito da “Anime” e oggi da “Portavoce”. Ecco, c’è un “minimo comune multiplo” capace di rassomigliare, tra loro, le varie uscite?
Laura: Secondo me un minimo comune multiplo fra i vari brani è l’amore in tutte le sue forme, quello silenzioso, rumoroso, confuso e in evoluzione, proprio come lo siamo noi esseri umani. Oltre questo c’è anche il ricercare la verità e il rendersi conto di quanto le cose cambino intorno a noi e dentro di noi e quanto questo ci porti a guardarci allo specchio spesso e a non riconoscerci. Di base ogni brano parla di un sfumatura e/o prospettiva diversa di come vediamo la realtà quotidiana e di come questa poi ci influenzi o ci porti a riflettere su determinate persone e situazioni.
Stefania: la musica per me è sinonimo di libertà di espressione.
E’ giusto poi evolversi in ogni brano perché racconta parti di noi e a seconda di come ci sentiamo vengono fuori altre sfumature.
L’anima è sempre quella ed è sempre evidente.
Se un filo “narrativo” e poetico di “continuità” può ritrovarsi nei testi dei tre brani, la produzione delle canzoni evidenzia invece una continua ricerca di “diversità”, attraverso chiavi di interpretazione diverse. State ancora cercando un preciso “focus” musicale oppure amate la diversità e la contaminazione di più generi?
Laura: personalmente non mi piace limitarmi ad un genere preciso ma adoro sperimentare suoni, melodie e scrittura diversi quindi le varie sonorità mi stimolano sempre a rimettermi in gioco e a scavare ancora per conoscere nuove sfumature di me stessa e della musica che alla fine è sempre influenzata da quello che vivo giorno per giorno e mi rende libera.
Stefania: Non mi piace la staticità e preferisco sempre sperimentare e non pormi limiti. La musica vogliamo vivercela liberamente e attraverso essa imparare a conoscerci di più.
Parliamo di “Portavoce”, il singolo del presente: ricordate il momento in cui avete realizzato il brano? Sembra essere, in qualche modo, contaminato anche dalla lettura di un grande classico della letteratura nazionale…
Laura: Certo, in questo brano compare uno degli autori italiani che apprezzo di più cioè Pirandello che con le sue tematiche e le sue narrazioni mi è sempre stato di ispirazione nella mia poetica. In “Portavoce” riprendo il tema che compare in “Uno, nessuno e centomila” e rifletto sul modo in cui a volte passo dal sentirmi “nessuno” perchè non mi riconosco e non provo nulla al sentirmi “uno” nei momenti sereni e “centomila” quando mi faccio prendere dal panico e devo combattere con tutti i miei pensieri e con tutte le paranoie che mi faccio immaginando il modo in cui appaio agli occhi degli altri e a quelli di me stessa.
Come lavorate sui brani? Aprite uno spioncino sul “backstage” delle vostre vite creative: come nasce un brano delle Urania?
Laura: Un brano delle Urania nasce normalmente da una base che produce Stefania che una volta arrivata nelle mie mani provo a improvvisarci sopra qualcosa, che sia una melodia o un testo, lasciandomi ispirare sia dalla musica sia dal mood che ho in quel momento così da congiungere le mie sensazioni ed emozioni con quelle che aveva Stefania quando ha scritto l’instrumental.
Stefania: quando voglio parlare ma non so cosa dire e allora inizio a suonare e sono sicura che Laura troverà le parole giuste o quelle che avevo perso.
Ci sono cose, di tanto in tanto, capita che vi facciano perdere la voce? Cose che, insomma, finiscono con il lasciarvi in silenzio senza riuscire a trovare le parole?
Laura: Certo, rimango anche troppo spesso senza voce e senza parole, a volte per cose più negative come il non riuscire a spiegarmi come desidero davanti alle persone che amo e trasmettere ciò che provo, lo stare male a tal punto da non riuscire a parlarne perché c’è troppa confusione nella testa e discutere con qualcuno, quello mi mette KO; a volte per cose più positive invece come perdere la voce dopo aver urlato ad un concerto, o aver fatto un live o aver riso tanto con gli amici.
Stefania: Bella domanda. Sì, ce ne sono. Sicuramente la paura di non riuscire ad esprimermi come vorrei e quella di immobilizzarmi di fronte a verità forti.
In maniera positiva mi lascia in silenzio e senza parole il coraggio di amare, la bellezza che rimane intatta e non si lascia rovinare da niente e da nessuno.
E poi come ultima cosa l’insensibilità e la mancanza di cuore e lucidità che vedo davanti a situazioni molto delicate.
Oggi tutti sembrano interessati a pubblicare singoli su singoli, senza considerare l’importanza che, a nostro parere, possiede (a livello concettuale) la pubblicazione di un disco. Perché succede ciò, e quali sono invece i vostri piani per il futuro?
Laura: Anche secondo me la pubblicazione di un disco è una tappa importantissima per un progetto musicale perché racchiude le diverse sfumature che un artista ha e che può trasmettere tramite vari brani, sonorità e mood diversi. Credo però anche che prima di un passo così speciale sia a discrezione dell’artista preparare il pubblico a che tipo di musica faccia con alcuni singoli proprio per creare un mini gruppo di persone che possano appassionarsi alla personalità del progetto e a volerne sapere di più. Noi abbiamo pubblicato questi 3 singoli che rappresentano varie sfaccettature, più intime e meno intime, che poi prenderanno spazio insieme ad altri brani in un EP che sicuramente farà capire ancora altre cose di noi.
Stefania: sì perché si ha sempre paura di non stare sul pezzo, di farsi dimenticare, di essere tagliato fuori. A me non interessa affaticarmi così tanto lasciando pezzi sparsi qua e là.
Mi interessa l’integrità di un progetto che solo un EP può regalare e che possa raccontare a 360 gradi tutto ciò che siamo, viviamo e sentiamo.
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