“Comete” è il nuovo EP dei Van Dyne, fuori il 3 giugno, un disco questo che oltre ad essere autobiografico trasmette al pubblico la ricerca e la sperimentazione artistica e musicale della band. Noi li abbiamo intervistati!
Ciao ragazzi, benvenuti su Musik Z! Il 3 giugno pubblicate il vostro nuovo EP “Comete”, vi va di raccontarci qualcosa?
“Comete” è il nostro primo lavoro a nome Van Dyne, progetto nuovissimo ma a cui stiamo lavorando da molto tempo. Si tratta di un EP di cinque canzoni che racchiudono momenti molto personali della nostra vita e fanno il punto del nostro percorso di ricerca sonora tra rock, pop ed elettronica.
Essendo un album molto introspettivo, cosa vi ha insegnato e che emozioni vi portate dopo aver prodotto questo nuovo EP?
Parlare di se stessi può non essere facile. La musica ci ha sempre aiutato in questo perché semplifica e quasi necessita l’espressione delle proprie emozioni e pensieri. In questo senso questo lavoro ci ha confermato, una volta di più, come sia importante scrivere musica anche per una necessità emotiva personale, per dare voce a sentimenti che diversamente rimarrebbero inascoltati. La produzione e la pubblicazione del disco quindi è per noi anche una sorta di liberazione di noi stessi.
Quali sono state le vostre ispirazioni da un punto di vista musicale ultimamente?
Le nostre influenze sono molteplici e anche molto diverse tra i vari membri della band. Ultimamente tra le più importanti annovererei i Son Lux, i Beach House, Lucio Battisti e gli immancabili Radiohead,
Cosa fanno i Van Dyne quando non cantano?
In genere lavorano per sopravvivere! Alcuni di loro, come Nicola Benetti, sono riusciti a fare della propria musica un lavoro (impartisce lezioni di batteria). Gli altri si sono accontentati di lavori un po’ più comuni.
Possiamo ascoltarvi live da qualche parte prossimamente?
Lo speriamo molto e ci stiamo lavorando. Nel frattempo abbiamo però preparato un live in studio che pubblicheremo a brevissimo e di cui siamo molto orgogliosi.