- Eccoci su MusikZ, benvenuti I-Science! Parlateci di voi e di come avete iniziato a lavorare insieme
Abbiamo creato il gruppo nel lontano 2008 (disse la cantante perdendo la dentiera). All’inizio era la volontà di fare musica live che ci ha spinto (eravamo tutti musicisti che avevano già lavorato su altri progetti qui in Senegal e / o altrove), poi poco a poco abbiamo cominciato a creare i nostri codici, ad avere una visione più da band, ed è così che son nati gli I-Science. Col passare degli anni svariati membri sono cambiati e così anche l’approccio musicale. Oggi come oggi la musica è diventata per noi uno strumento di ricerca : ci piace fare brani evolutivi appunto perché si tratta di una ricerca non strettamente musicale ma anche legata alle emozioni che vorremmo esplorare e condividere, alle influenze culturali, ai concetti di identità e soprattutto di identità ibride, come quelle appunto dei membri del gruppo. Così la musica diventa un’esplorazione continua, del linguaggio musicale ma soprattutto del nostro essere e del nostro posto nella societa, ambedue in continua evoluzione.
- Come nasce il vostro nome?
Alla base I-SCIENCE viene da un’espressione Wolof (una delle lingue del Senegal), ay sciences, che vuol dire “ci sono delle scienze dietro”. Più che un’espressione è un esclamazione usata quando qualcosa stupisce o lascia interdetto. Con gli amici la utilizzavamo spesso nelle nostre discussioni. Il punto interessante è che questa espressione sottolinea che ci sono delle scienze, al plurale, e non una scienza, al singolare. Questo presuppone che ovunque nel mondo si celano delle (cono)scenze da scoprire, delle visioni di vita, dei paradigmi diversi e che ognuna di queste “scienze” sono di eguale importanza e valgono la pena di essere studiate. Per troppo tempo alcuni popoli (leggi Occidente) hanno avuto il monopolio di ciò che la scienza dovrebbe essere, del Sapere, come se ci potesse essere un sapere unico per tutti. Noi siamo contro la gerarchizzazione dei saperi e delle scienze. Vediamo ogni scienza come un pezzo del puzzle, addizionando svariati pezzi ci si può avvicinare un po’ più alla conoscenza del mondo e della vita e si apprende a rispettare e dar valore ad ognuno nella ricchezza della sua differenza e, appunto, della sua scienza.
- “Dieuf Dieul” è il vostro ultimo singolo, qual è il suo significato?
Dieuf Dieul è un brano creato per incoraggiare tutte quelle persone che lavorano sodo ogni giorno, spesso con dei lavori umili e degni, mantenendo però un sogno nel cassetto – fare musica, viaggiare, scoprire… – e che ogni giorno lottano nella speranza di realizzare i propri sogni. Nello stesso tempo è un brano con un doppio messaggio sociale : grazie agli sforzi dati e all’unione di questi sforzi, assieme possiamo creare grandi cose; c’e’ anche la sensibilizzazione – attraverso le immagini del clip – al grosso problema della privatizzazione del litorale senegalese, che sta effettivamente impedendo l’accesso al mare e a luoghi naturali, che dovrebbero appartenere a tutta la popolazione. Grazie a questo brano il nostro obiettivo e di ricordare alle persone la forza data dall’unione degli sforzi individuali e dell’importanza di proteggere le ricchezze del paese, la nostra natura, affinché tutti possano averne l’accesso e non solo un pugno di persone facoltose che se lo accaparrano negandone l’accesso agli altri. Per farla breve questo brano e una strizzata d’occhio alle lotte sociali, vecchie come il mondo ma ahimè ancora di grande attualità.
- Come immaginate il vostro futuro lavorativo?
Lo immaginiamo pieno di tante avventure, tanti incontri e tante scoperte. Siamo dei curiosi della vita e quindi miriamo e speriamo continuare ad evolvere musicalmente, creativamente ma soprattutto umanamente, rinforzando i nostri valori ed acquisendo nuove conoscenze. Continuare a crescere per non invecchiare. Da un punto di vista pratico Stiamo lavorando su tutta la parte grafica dell’album a venire, Ndeye San, che non sarà giusto un album musicale ma piuttosto un progetto pluridisciplinare : un piccolo libro, illustrato con disegni e fotografie, che racconterà la storia di un viaggio di pirati nel mare dell’inconscio e della scoperta di se. Il racconto sarà scritto in testo e ovviamente in musica e il libricino, sarà distribuito in formato fisico e digitale. Stiamo anche lavorando a dei nuovi brani che dobbiamo fare in collaborazione con dei musicisti marocchini in gambissima. E poi stiamo cercando, assieme ad altri musicisti indipendenti qui in Senegal, di mettere su un collettivo di artisti per poter dare più visibilità alla scena musicale alternativa senegalese e West Africana in generale. Insomma, abbiamo un bel po’ di carne sul fuoco! Così non ci si annoia!
- Quale credete sia il vostro punto di forza nel panorama musicale?
La nostra voglia di essere ed incarnare chi siamo al di fuori di schemi prestabiliti. Che sia a livello umano o musicale cerchiamo di esprimerci cercando la materia all’interno delle nostre trippe, nutrendoci allo stesso tempo da tutte le fonti di ispirazione (qui in Africa ce ne sono davvero molte) che ci circondano. Celebriamo la diversità come fonte di ricchezza e non di separazione. Detto questo, non pensiamo essere ne migliori ne peggiori di altri musicisti, siamo giusto diversi, e pensiamo che un prato fiorito sia più bello quando è ricco di tanti fiori diversi.
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