Ciao Cardo, parliamo subito di “se insisti te lo do” è una canzone dal titolo provocatorio e coraggioso. Dicci la verità non temi di poter esser tacciato di maschilismo?
Me l’aspetto ma sono critiche che neanche mi interessano troppo nel senso che me l’aspetto da qualche moralista perbenista difensore del pudore. Io sono politicamente scorretto perché sono andato sempre contro il pensiero omologato e perbenista, ho avuto sempre una mia coscienza su ogni cosa perché nonostante abbia una indole impulsiva rifletto molto su quello che ci circonda e sui fenomeni sociali; tirare fuori un pezzo dal titolo “se insisti te lo do” in questo periodo è un atto sicuramente coraggioso e un pochino incosciente ma che può servire più di mille frasi moraliste e noiose. Se insisti te lo do infatti è un invito a vivere l’amore come un gioco e con leggerezza senza nessuna discriminazione di genere o qualche forma di sessismo. Con il videoclip capirete bene perché.
Ti seguiamo da un po’ e sappiamo che hai pubblicato una cover relativa all’universo di Twin Peaks. Parlaci del tuo rapporto con la serie di Lynch
Il mio rapporto con la serie sta nella ricerca delle atmosfere. È il pregio che più mi ha affascinato di questa serie. La caratterizzazione dei personaggi, dei luoghi e dell’atmosfera ben precisa che ha il mondo di twin peaks. Faccio lo stesso lavoro con le mie canzoni. Il mio rapporto con la serie è essenzialmente in questi termini. La terza stagione l’ho apprezzata meno perché nonostante abbia i suoi tratti peculiari sull’atmosfera è stato fatto un lavoro meno approfondito a mio avviso o comunque che mi è piaciuto meno.
Come vive Cardo il rapporto con il calcio? Tifoso occasionale o ultrà sfegatato?
Ho seguito il calcio fino ai ventidue anni più o meno poi ha perso il suo fascino e mi sono allontanato. Prima era leggendario, meno materialista oggi è palese che è solo questione di soldi, lo era anche prima probabilmente ma lo nascondevano bene. Da piccolo tifavo Juventus perché mi colpirono molto campioni come Del Piero e Buffon. Poi mi appassionai al Celtic di Glasgow, ero un fan di Nakamura. Mi sono sempre piaciuti i giocatori di una certa classe.
Sappiamo che ti è molto caro il sud e la questione meridionale. Cosa ne pensi della situazione geopolitica del sud Italia e sei preoccupato dal ritorno di fiamma di certe idee?
A me onestamente preoccupa la discriminazione del nord nei confronti del sud ancora evidente nel tessuto politico e quindi nelle dinamiche di potere. È palese che il sud sia ancora oggi volutamente tenuto come una zona al servizio del nord se pensiamo ai fondi destinati alle regioni del sud, alle infrastrutture, sempre minori rispetto ad altre regioni. In Sicilia ci sono treni regionali che impiegano quasi dieci ore per andare da una parte all’altra dell’isola. I posti per l’insegnamento sono sempre più in regioni del nord, gli ospedali più attrezzati e così via. Questi sono soltanto alcuni esempi. Anche in questo periodo abbiamo avuto argomenti sui cui riflettere ad esempio al sud paesi e città a zero contagi sono state costrette a un lockdown serrato così come regioni con tre casi di covid perfettamente monitorati. Hanno dovuto avere le stesse misure rigide adottate per la Lombardia. Magari qui si poteva adottare una maggiore flessibilità e non affossare un’economia già provata. Comunque io vedo solo quello che è la realtà dei fatti e chi vive al Sud nonostante sia un posto bellissimo sa di cosa sto parlando.
Chiudiamo il nostro tè con il singolo, ci parli della produzione completamente analogica (ci è parso di sentire) e del voler proseguire la strada maestra tracciata dal rock?
Certo ti dico. Il mio animo rock è sempre presente nelle canzoni e quello non l’ho mai perso. Riguardo alle scelte di produzione credo che oggi le produzioni si siano molto appiattite generando artisti e produzioni clonate per via dello stesso sound e stessi suoni. Non si tratta di qualità ma di varietà e differenziazioni rispetto ad altri prodotti musicali. Non credo sia soltanto un fatto di imitazione che ha portato a questa perdita di varietà ma più un modo di operare, una prassi consolidata tra artisti e producer che prevede l’uso di determinati strumenti, programmi in voga ecc. Tra le varie cause c’è sicuramente quella dei plugin e dei programmi usati per registrare che più o meno sono quelli per tutti. Poi dobbiamo anche dire che un produttore lavora con più artisti e anche questo influisce. Io e Federico Carillo che ha curato insieme a me la produzione abbiamo cercato di limitare questo tipo di interventi cerando un sound personale, molto diretto, sgombero da artifici. Abbiano preferito una produzione da approccio quasi live. Magari per qualcuno non suoneremo cool ma non si può dire che i brani non abbiano una personalità; quando ascolti un pezzo di Cardo lo riconosci e credo che comunque nel loro sound “vintage” i brani abbiano la loro contemporaneità e il loro stile cult-pop che caratterizza le canzoni di Cardo. Di questo non possiamo che andarne fieri.
Grazie MusicZ per questo tè e grazie ai lettori. Un saluto a tutti.
Il tè della recensione breve
Cardo – “se insisti te lo do”
Cardo tira fuori un singolo coraggioso e autentico, rischia nel testo più che nella musica comunque lontana dai lecca-lecca e dai synth della scena indie nostrana preferendo puntare su una visione autentica e analogica che proviene, quanto lui, dal rock.
Politicamente scorretto e coraggioso.
Voto: 🍵🍵🍵🍵🍵🍵🍵
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